Verba volant, scripta manent… o no?

Rubo spudoratamente una riflessione di Elena.

Se un giornalista scrive in un libro che colui che attualmente ricopre la seconda carica dello Stato ha avuto contatti mai spiegati con dei mafiosi, non succede nulla. Ma se va a dirlo in tv in una trasmissione in prima serata, molto seguita, rischia il linciaggio (rigorosamente bipartisan) e l’esilio televisivo.

E’ forse cambiato qualcosa dai tempi dai tempi di “verba volant“? E dire che ai tempi in cui questo detto era in voga, non erano in molti a saper leggere.

17 pensieri riguardo “Verba volant, scripta manent… o no?

  1. Siamo diventati tutti “ruffiane” da marciapiede, ecco perché in un libro puoi “scrivere” ciò che vuoi, ma fai attenzione a non “dirlo” in giro…
    Ribadisco (prove pratiche alla mano) che c’è un cancro invisibile nell’era contemporanea:
    in linea generale, tra i giovani (ma anche meno giovani) v’è una strana allergia a leggere, a riflettere, a meditare.
    Il “potere” percepisce quindi, che lo SCRITTO ha scarsa influenza nell’immediato, invece, la RUFFIANATA, fa notizia, coinvolge gli interessi della comunità, smuove le coscienze.
    Secondo me, è questo il motivo…do-re-mi-fa-sol-la-si-dòòòò!

  2. ..arrivo dritta dritta dal blog del maestro , volevo solo salutarti e dirti che partecipo anche io alla campagna che hai aperto…poi ho letto il post, interessante, brava ad Elena e brava anche a te per averlo riportato..sai, nn avevo riflettuto su questa cosa e pensare che anche io sono cresciuta con l’idea che tutto quello che scriviamo rimane, e quello che diciamo, no!Li accomuna una cosa…sanno farti male, molto male sia scritte sia “volanti”per nn parlare di quelle nn dette!!
    Un abbraccio!

  3. Ehm… potevi anche dirmelo, che mi esportavi: avrei preparato la valigia…! 😀
    Ciao a tutti.
    Visto che la mia riflessione vi ha intrigato, eccovi un corollario (da approfondire, ma questo lo farà la padrona di casa perché io notoriamente lancio il sasso e mi defilo!!!): quando l’alfabetizzazione ha avuto un calo (diciamo nel medioevo, anche se non mi piace metterla così perché a me quel periodo piace, almeno per certi aspetti), ecco che la parola ha riacquistato valore (accordi stipulati a voce e suggellati da una stretta di mano, ad esempio).
    Ergo: pare che la scrittura vada di moda solo in tempi di vivacità culturale… quindi siamo in un periodo di vacche magre – intellettualmente parlando.
    Ho volutamente scritto un pezzo pieno di luoghi comuni, per vedere se vi vengono in mente le stesse cose che penso io, o se sono proprio “fuori come un balcone”… 🙂

  4. Condivido le vostre riflessioni, ma vorrei aggiungere un altro elemento di discontinuità: pur se c’erano molti più analfabeti di ora, ai tempi di “scripta manent” i diretti destinatari li leggevano i libelli cosiddetti “diffamatori”. Gli esponenti della vita politica erano dei professionisti (buoni o cattivi che fossero), istruiti, e se venivano sospettati a delinquere dovevano affrontare un processo e rendere conto del proprio operato. Ora invece viviamo in un paese in cui delinquere è la regola, e i nuovi miti sono Fabrizio Corona e la Gregoraci. Quindi ‘sta gente ha pure l’arroganza di prendersela e querelare! E poi, qui nell’Italia di mediaset, qualcosa non esiste finché non accade o non viene detto in tv. La sicurezza è in pericolo solo se 5 servizi su 6 al tg trattano di cronaca e di reati compiuti da Rom. La monnezza sparisce improvvisamente dai problemi dell’Italia, e così via.

  5. @ raperonzola: “barbarie dell’anima”: esatto! Benvenuta!

    @ Fenix: in realtà la mia “campagna” consiste nel molto poco nobile progetto di lasciare più o meno regolarmente un messaggio petulante con la stessa frase sul suo blog, finché, portato allo sfinimento, il nostro amico Equo non decida almeno di darci un segno di vita. 🙂
    Sì, le parole non dette a volte fanno male…. ma nel caso specifico sono state quelle dette a far male, perché le parole chiare, semplici, dirette e veritiere fanno un gran paura. “Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario” disse Orwell.

    @ Elena: sarai esportata sempre e solo a tradimento! Occhio, che stai diventando troppo saggia! 🙂 Già vieni citata! 😀

  6. Non vorrei fare apparire troppo affiorante il pessimismo sopra al quale galleggio la mia mente: ché i buoni pessimisti hanno il cuore tenero – a non dar pene agli altri. E non narrano mai il peggio e non prevedono sciagure: si limitano a narrarne la cronaca; ché il passato è il presente, e il nodo è evitare di esser facili Cassandra.
    Sembra di vivere l’inverso di una finzione organizzata: una palese disgregazione della realtà, tanto da renderla innocua e scontata – quasi rifiutarla per poterla più tranquillamente accettare.
    Siamo arrivati al punto di andare in estasi per un bravo ragazzo giornalista che puntigliosamente, facendo il suo mestiere, scrive su una lavagna lunghissima e a puntate, l’elenco completo di coloro che sono cattivi e anche perché lo sono: è da spendere, io penso, altrimenti che all’ascolto ammirato questo tempo che tiene fermi e prigionieri, come giocatori di un’infinita partita di cricket.
    Alcuni altri credono di vedere alto e giallo e spigoso grano da mietere in abbondanza in piazze annaffiate da altoparlanti di gomma e concimate di bava alla bocca da un comico-ex, che semina solo gramigna ed acceca cervelli e dà di morso a giovani cavalli scalpitanti, urlando a mal di gola chi è cattivo e chi no, come e perché con le prove sventolate in mano; e che bisogna fare per renderlo felice in un mondo di giusti, ché lui lo sa come si fa.
    C’è anche chi, non sapendo leggere i destini degli uomini su inutili regole scritte in difficili tomi muffiti, non si accorge che esse sono scritte nell’aria dintorno e pendono dai rami degli alberi; e dà la colpa ai suoi occhiali, di non saper leggere; ed accusa miserabili ciechi di diritto e paralitici di perenne fuga, di eresia civile e di avergli affumicato le lenti.
    E il bisogno: il bisogno, l’urgenza vitale di avere un qualsiasi nemico gemello, meglio quasi fratello; e preferire alla scelta tra coloro che sono, un simulacro. Un simulacro che deve essere inventato, per essere perfetto: somigliante, doppio a sé nella sua diversità, ché fa più male.
    Tutto ciò non posa pietra sulla strada che un passo possa calpestare, per arrivare alla collina e vedere se, dall’altra parte, c’è il rumore di qualcuno che parla un’altra lingua.

  7. Caro Coccoina, il tuo è uno scritto molto bello e veritiero. Anch’io credo che l’entusiasmo creato attorno a Travaglio sia uno specchio dei tempi: in tempi di vera democrazia, non dovremmo entusiasmarci per un giornalista che faccia il proprio lavoro. Ma non li abbiamo creati noi questi eroi.
    Diverso discorso per Grillo, che da quando si è scoperto guru e santone, proprio non mi va giù. I Grilli parlanti sono esistiti sempre, dalla notte dei tempi. Ovunque ci fosse ignoranza e gente ignorante e impotente alla ricerca di qualcuno che, per l’appunto, li “ingurasse”. Delegare è comodo: anche delegare le rivoluzioni. Come cantava Gaber: la rivoluzione?… oggi, no. Domani, forse. Ma dopodomani, sicuramente!
    Meglio se dietro ad un pifferaio magico.

  8. Vada per il pifferaio, magico o no: ma in una realtà dentro la quale ognuno sappia ben soffiare dentro a un piffero!
    Non dici niente dei Rom che affumicano le lenti al Ministro e che adesso sembra che gli affumicati siano direttamente loro e i loro fieri baffi; ché c’è pieno di gente col pollice sul ‘bic’.
    In quanto a Grillo e al suo sport preferito e che sembra sappia come si fa a giocare ‘sempre in casa’, ti racconto: a coloro i quali avessero voglia di ascoltare da me quel che avevo imparato, cosa, come e perché, raccomandavo di bastonarmi non appena ci fosse solo l’odore di un tentativo di plagio, perché io conoscevo chi fosse ‘me’ – quando se n’andavano, il bastone, me lo restituivano ‘ciao’; perché era mio, il bastone.
    Da altri anch’io avevo avuto identici randelli – e randellate.
    Chi sa se il comico-ex ce l’ha, un TIR di randelli da distribuire nelle piazze?
    Ho letto la favoletta ‘come ti educo il pupo al giardinaggio colto’ che abita sopra e ne ho apprezzato la raffinatezza e l’accenno a una elegante ‘fuga all’inglese’: il “collegamento psicologico tra la pianta e il porco che la mangia” è squisito come un lecca-lecca: se già non è accaduto, speriamo che accada e sia visibile, in un futuro prossimo, a quale greppia ognuno mangi davvero.
    Queste cose le l’ho scritte qui, per non ‘sporcare’ la piazza vergine della “fregn’e soreta” che mi sta sulla testa, al primo piano.
    Attendo che si avveri l’onore promesso di poterti leggere altrove, giovane ska!
    Ma anche così, basta e ce n’avanza.

  9. Noo, che bastoni! il comico-ex c’ha solo una bella camionata di caramelline e carotine da distribuire a chi ha imparato meglio la lezione o urlato più “vaffanculo”. No, che dico? I bollini distribuisce! Il bollino “amico di Beppe”, certificato e DOP.
    Bella l’idea del bastone, comunque. Si vede che sei più saggio di me, perché invece io quando discuto sono tutta persa nelle mie idee e nella foga del convincimento. Ma plagio, no. Manco convincimento, non mi è mai riuscito, finora. Forse non sono abbastanza popolare, non urlo, e non faccio ridere. E poi nello spazio virtuale del pifferaio, se c’è chi prova a bastonare, viene ribastonato dai suoi cani da guardia, e soprattutto il pifferaio continua a suonare indifferente ai contro-cori. Un uomo, un palco, un piffero microfonato o uno schermo da una parte; una folla delirante e le cui voci si confondono e si sovrappongono dall’altro.

    Coccoina, hai visto? “Mi son messa” il tuo disegnino: come mi sta? Purtroppo non si vede molto, eh? E’ che oggi non mi sento più lumaca, e preferivo volare. E poi volevo omaggiarti per aver gradito il mio post (non credo sarai in numerosa compagnia) di cui sono moderatamente orgogliosa. 🙂 Non so se chi passa di qui ci crede, ma a me la lingua diverte un sacco, e ieri ridevo come una pazza a pensare a “la concha de tu hermana”: non avevo mai capito che significasse letteralmente “conchiglia”. E mi stanno venendo in mente altri paralleli… urge un post sui nomi degli organi sessuali!
    Comunque come ti vieni in mente che potresti “sporcare”? 🙂

    Ho letto da Twiga quell’abbozzo di progetto, e non ho scritto sillaba. Forse sono modesta, forse insicura, forse solo pigra, ma io… non mi sento mai all’altezza! Comunque ne parlerò con twiga e vedrò di che si tratta.

  10. Te ne farò uno che si veda meglio anche in piccolo; e il cervello suggerisce: “e quadrato, bischero!”
    Lidea di Twiga, tutta nata dal suo ‘culo’, come diceva il tedesco della barzelletta, figurati un po’ se non mi garba, anarchico che sono; e senza nessuno che tossicchi per attirare attenzione: uguali tra differenti, che ci s’arricchisce, come piace anche a te.
    Sì, bisogna che ti butti giù un ‘quadratino, da usare nei momenti di giusto umore: promesso!
    In quella cosa prefabbricata sei graziosa e vezzosa, scelta su misura da te perché si veda come vuoi essere, ma sembri un videogioco!
    Sentirti si riferiva alla minaccia E.mail, che non fu.

  11. ..quando ho detto che anche le parole nn dette fanno mae..era in realta una mia amara riflessione, scusa se nn ho chiarito 🙂 mi sà che devo cambiare nome..invece di fenix dovrei usare “la pasticciona”..figurati che sono riuscita a “far danni”anche con il tag di Elys!!!
    Per quanto riguarda Equo, nn saprei dirti se la tecnica può funzionare..volevo lasciare un saluto sul sito dell’Abietto e chiedere a lui “notizie”..se nn si infastidiva( ancora stò ragazzo nn l’ho capito)..ma nn sono riuscita a lasciare un commento..lì nn sò farlo 😦
    Un abbraccio e a presto!!

  12. Figurati, Fenix, avevo capito… 🙂
    Non preoccuparti, non ci sono “danni” che puoi fare qui! O se così fosse, sei a casa dela pasticciona per eccellenza! 😉 Non stressarti!
    Non so neanche io se potrebbe funzionare, ma voglio smuovere un po’ le acque. Un abbraccio anche a te!

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